Dopo più di due mesi dalla pubblicazione dell'articolo "Nostradamus ha predetto gli attentati di Parigi" sul numero 89 di Fenix (rivista a cura di Adriano Forgione), ho il permesso di pubblicare l'intero articolo su questo blog, cosa che mi accingo a fare.
E' un lavoro che va letto con attenzione per cogliere tutte le sfumature, le connessioni e il filo logico, fino ad arrivare alla "prova regina", che conducono a ritenere la quartina in questione quella in cui il veggente ha voluto lasciare la predizione dei tremendi attentati terroristici del 13/11/2015 nella capitale francese.
Incoraggio i lettori a commentare, criticare, ragionare e viaggiare con la mente.
Quando
sono accaduti i terribili attentati del 13 novembre 2015 a Parigi,
di matrice islamista e rivendicati dallo Stato Islamico (IS), è
stato chiaro sin da subito che si trattava di un evento drammatico
paragonabile alla distruzione delle Torri Gemelle di New York dell'11
settembre 2001.
Ciò
in quanto colpiva al cuore una città dell'Occidente e colpiva
i simboli della vita occidentale: una qualsiasi serata vissuta dalla
gente comune in una grande città europea o americana ricca di
ristoranti, locali, eventi culturali, concerti, partite di calcio...
Inoltre
l'evento ha colpito direttamente la Francia, anche se di riflesso
l'intera Europa.
Inutile
oggi ricordare i fatti, perché a noi vicini nella mente e
descritti da innumerevoli interventi dei media; ma torneremo, nel
seguito, ad aspetti specifici degli attacchi di terrore che hanno
sconvolto e paralizzato la capitale francese.
Naturale
pensare, per chi studia Nostradamus, che il veggente non abbia
mancato di individuare un evento così micidiale dedicandogli
almeno una delle quartine delle Centurie.
Tuttavia,
per molto tempo, non sono stati trovati riferimenti – per quanto a
nostra conoscenza – che, nello specifico, potessero attagliarsi ai
fatti di Parigi. In rete sono apparsi articoli generici circa la
previsione di una terza guerra mondiale, non suffragate da alcuna
reale citazione di Nostradamus.
Riteniamo
adesso di aver buoni elementi per poter dire di avere individuato
in quale quartina Nostradamus predice i fatti di Parigi.
Con
lo scopo di prevenire una critica ricorrente, ricordo ai lettori che,
nel leggere Nostradamus, sarebbe buona regola attenersi a quanto
afferma il profeta stesso. Egli, nelle lettere a Enrico e al figlio
Cesare, conferma la difficoltà di interpretazione della
maggior parte delle quartine; afferma che si riconoscerà che
una delle profezie si è verificata – esattamente come è
scritta – solo dopo l'evento stesso, e che avrebbe potuto corredare
ogni quartina con le date degli avvenimenti (e ciò è
stato fatto per un numero limitatissimo di quartine, come si è
visto nel documento che ha dato origine a questo blog:
Il
profeta rifiuta però ogni ambiguità affermando che le
profezie, per quanto enigmatiche, hanno sempre un solo senso e
un'unica comprensione. Ciò nonostante, riteniamo, alcune
espressioni possono ben avere più letture, ma tali da
rafforzarsi tra loro mantenendo ciascuna un senso compiuto e
sufficiente.
Dunque
possiamo affermare che sarebbe stato difficilissimo ipotizzare il
significato di questa quartina prima che l'evento si verificasse;
ma anche decrittarne a posteriori una in più, e non una
qualsiasi, aggiunge comunque elementi di conoscenza che possono
servire per approfondire e sviluppare le ricerche sulla parte
restante dell'opera.
Ci
riferiamo alla seguente Quartina:
VI, 100
Fille de l'Aure, asyle du mal sain,
Ou jusqu'au ciel se void l'amphitheatre
Prodige veu, ton mal est fort prochain
Seras captive, & deux fois plus de quatre.1
VI, 100
Fille de l'Aure, asyle du mal sain,
Ou jusqu'au ciel se void l'amphitheatre
Prodige veu, ton mal est fort prochain
Seras captive, & deux fois plus de quatre.1
L'analisi della Quartina
L'analisi parte dal secondo verso. La parola “amphiteatre” ci ha fatto pensare al degno successore dell'anfiteatro antico: lo stadio, che ne conserva la caratteristica forma ovale. Il riferimento alla visione dall'alto può riferirsi alle riprese televisive - cosa comune ai nostri tempi, (ma non all'epoca di Nostradamus!) a molti stadi presenti in molti luoghi.
L'analisi parte dal secondo verso. La parola “amphiteatre” ci ha fatto pensare al degno successore dell'anfiteatro antico: lo stadio, che ne conserva la caratteristica forma ovale. Il riferimento alla visione dall'alto può riferirsi alle riprese televisive - cosa comune ai nostri tempi, (ma non all'epoca di Nostradamus!) a molti stadi presenti in molti luoghi.
Se
passiamo al quarto verso, ci ha colpito pensare che a Parigi, quella
drammatica sera, sono avvenuti attentati esattamente in sei posti
diversi: i primi, alle 21.20 e alle 21.30 allo Stade de France; il
secondo alle 21.25 al ristorante Petit Cambodge e vicino bar Le
Carillon; il terzo alle 21.32 in Rue Fontaine au Roi; il quarto alle
21.36 al bar Belle Equipe; il quinto a partire dalle 21.40 al
Bataclan, dove si è avuto il maggior numero di vittime; il
sesto e ultimo sempre alle 21.40 in boulevard Voltaire.2
Prendeva
corpo l'ipotesi che il quarto verso, e l'intera quartina, si
riferissero a Parigi.
L'aggettivo
“prigioniera” descrive efficacemente il sentimento che ha preso
la città in quelle ore drammatiche: in effetti, la città
e i suoi abitanti sono stati prigionieri degli attentati simultanei e
della paura per l'intera notte e per i giorni successivi. Anche chi,
come noi, era collegato solo mediante la televisione, da immagini e
notizie percepiva bene quanto la città fosse “prigioniera”
del terrore (effetto calcolato e voluto dai mandanti della strage).
Con
quest'ipotesi, il secondo verso si riferirebbe allo Stade de France,
che si trova a Saint Denis, un piccolo comune appena fuori Parigi. Ma
perché Nostradamus sottolinea la visione dall'alto di tale
stadio?
A
nostro parere si può ipotizzare che si riferisca alla ripresa
televisiva nella quale, mentre le squadre di Inghilterra e Francia
giocano la partita di calcio, si ode chiaramente una delle esplosioni
seguita da un boato di pubblico, filmato che è stato
riproposto ossessivamente nelle ore seguenti i fatti del 13
novembre.
Il
terzo verso è piuttosto generico e non crea particolari
problemi interpretativi.
Ricostruendo
quindi una possibile lettura degli ultimi tre versi avremmo:
“Parigi
[...] dove dal cielo si vedrà l'immagine del tuo stadio; dopo
che si sarà visto l'evento eclatante (l'esplosione, che si
ode, certo, ma anche “si vede” proprio in virtù della
ripresa TV), il tuo male sarà assai vicino: sarai prigioniera,
per sei volte.”
Ma
vi è un altro elemento che corrobora l'ipotesi descritta.
Il
termine “amphiteatre”
è interessante in quanto il prefisso amphi [dal
greco ἀμφί]
ha in generale questi
significati: a) quello di “attorno, intorno”, come
appunto in anfiteatro; b) quello di “da due
parti, doppio”, come in anfibio; c) quello di “in
due sensi o direzioni”, come in anfidromo.
Allora,
è vero che l'anfiteatro si riferisce allo stadio, ma, con un
artificio che segnala un secondo significato pur senza introdurre
ambiguità, il veggente potrebbe volerci avvertire che è
presente un doppio teatro, un teatro in due sensi: e infatti, dopo lo
Stadio viene subito a mente il teatro Bataclan, dove si consuma
l'uccisione di 89 spettatori del concerto degli Eagles of Death
Metal.
Entrambi
si vedono dall'alto tramite le riprese televisive, ma è
sufficiente lo sia il primo (l'anfiteatro) in quanto il verso, nel
suo primo significato, a questo si riferisce.
Anche
il termine “asilo
del malsano”, riferito a Parigi, fotografa bene il clima di odio –
il “brodo di coltura” del terrorismo - che le banlieue parigine
hanno covato e si interpreta bene, altresì, col fatto che i
passaporti di alcuni degli attentatori erano francesi. Insomma, la
follia terroristica viene anche da dentro l'Europa, e dall'interno di
Parigi in particolare.
Gli incastri vanno al loro posto, pur trattandosi ancora di ipotesi che prende corpo...
Figlia della Luce...
Rimaneva
però un ostacolo importante: perché mai Parigi si
potrebbe definire “Fille de l'Aure”?
“Aure” è un termine che nel francese moderno non si trova in tutti i dizionari, in altri è assimilato all'italiano “Aura”, più o meno con lo stesso significato; in francese antico o moyen significa invece "brezza, soffio di vento".
La radice è quella del latino “Aura”, che ha i seguenti significati:
1.
vento, brezza, movimento d'aria
2.
aria, atmosfera, cielo
3.
soffio, esalazione, effluvio
4.
fragranza, odore, profumo
5.
(poetico) splendore, luce, scintillio
6.
(poetico) eco
7.
favore, fortuna3
Oltre all'idea di vento lieve (concetto legato al senso del tatto), per mezzo di una sinestesia il significato poetico può quindi diventare quello della luce, dello scintillio (visivo) o dell'eco (uditivo).
Del
resto, anche la radice “Aurum” (oro)4
-che è stretta parente della precedente come si vede dalla
parola “aureola”, quella che si rappresenta attorno alla testa di
Gesù, Maria e dei Santi, che è un'aura dorata – ha in
sé l'idea di “luce” in quanto l'oro è il metallo
splendente per eccellenza.5
Diviene
allora naturale pensare che N. potesse alludere al più
importante soprannome di Parigi, oggi universalmente affermatosi (ma
inesistente all'epoca del veggente!!): La Ville Lumiere.6
In
questo senso la definizione di “figlia della luce” convince di
più di quella di “figlia del vento”, ma la spiegazione
ancora non si presenta, per così dire, inattaccabile.
Ci
viene allora in aiuto una nostra idea, accennata nel documento
principale da cui nasce questo blog, e cerchiamo in quali altre parti
delle Centurie sia usata la parola “aure”.
Il
risultato è il seguente: “Aure”
si trova solo nella Quartina IX, 24:
IX,
24
Sur le palais au rochier de fenestres
Sur le palais au rochier de fenestres
Seront
ravis les deux petits royaux,
Passer
aurelle Luthece, Denis cloistres,
Nonnain, mallods avaller verts noyaux.
Nonnain, mallods avaller verts noyaux.
E'
una quartina che l'interprete Fontbrune inserisce nel quadro di
eventi della rivoluzione francese, ma qui non discutiamo tale
interpretazione. Ci interessa invece il sorprendente terzo verso.
“Passer
aurelle Luthece, Denis cloistres...”
Dove:
“aurelle” è il diminutivo di aure (tradotto
infatti con brezza dallo stesso Fontbrune7)
Luthece
(Lutezia) è l'antico nome di...Parigi! E' il nome che
aveva in epoca romana, e fino al IV secolo d.C.
Nostradamus
ci dà la “prova regina” che la VI,100, ove
si rivolge in vocativo alla “fille de l'aure”, si
riferisce a Parigi accostando, in un'altra quartina – ad essa
correlata – il nome antico di Parigi, di facile decifrazione, con
il diminutivo di aure, “aurelle”8.
Ci avverte cioè, accostando “aurelle” a “Luthece”
che tale accostamento si ripropone altrove, ma meno esplicitamente,
nell'opera.
Ma
non basta: vi è un ulteriore accostamento che rende davvero
straordinario questo terzo verso in rapporto alla Quartina VI, 100.
E'
accostato, infatti, ad “aurelle” e “Luthece”
anche il nome: “Denis”. Saint Denis è, come detto,
il luogo dove si trova lo Stade de France e dove, cinque giorni dopo
gli attacchi, un'imponente operazione di polizia durata sette ore ha
permesso di arrestare alcuni dei fiancheggiatori della strage.
Vi
si trova, anche, l'omonima basilica che fu necropoli dei re di
Francia.
Vi
è ancora un elemento del puzzle a ricomporre in toto questa
quartina-gioiello9.
Nel
quarto verso, infatti, il profeta non si limita a dire “sei volte”,
ma dice “due volte più di quattro”. Ora, in un primo e
maggiore senso, due più quattro fa sei, ma in un secondo
senso, la locuzione indica che dei sei attentati, due saranno quelli
di maggiore impatto. Infatti, le esplosioni allo Stade de France, che
hanno costretto a evacuare il Presidente della Repubblica Francois
Hollande, e la strage al teatro Bataclan, che è stata la più
efferata per numero di vittime, crudeltà di esecuzione e
durata dell'evento, sono i due eventi principali cui gli altri fanno
da orrendo corollario. E, non a caso, son proprio quelli cui allude
il veggente nel secondo verso.