sabato 11 giugno 2016

Quartina V,93: Brexit?

Riprendendo in mano la Quartina V,93 e la sua (errata) associazione al referendum del 2014 sull'indipendenza della Scozia dalla Gran Bretagna, mi giunge alla mente la possibilità che esso si riferisca invece al referendum con cui, il 23 giugno prossimo, il popolo britannico deciderà se far uscire o meno la sua nazione dall'Unione Europea (opzione nota ormai come "Brexit").
L'ipotesi originaria, rivelatasi infondata, era qui:
http://nostradamus1609.blogspot.it/2014/09/nostradamus-e-il-referendum-in-scozia.html#more

Formulo qui  un'ipotesi che, per mancanza di tempo, non posso approfondire.
Questa la quartina in questione:

Sous le terroir du rond globe lunaire,
Lors que sera dominateur Mercure:
L'Isle d'Escosse fera un luminaire,
Qui les Anglois mettra à desconfiture.1

Solo alcune sottolineature:
1- l'ipotesi spiegherebbe perché la Scozia sia definita un'isola: perché con essa si intenderebbe, per metafora, l'isola di cui essa fa parte. Restando comunque valido il secondo aggiuntivo significato legato al maggiore isolamento conseguenza della scelta.
2- identica (comunque non pienamente soddisfacente) rimarrebbe la spiegazione del termine "luminaire" ="votazione"
3- l'ultimo verso si spiegherebbe o come "rovina, distruzione, disfatta" o come "bancarotta".
4- continua la difficoltà sui primi due versi: una spiegazione banale del primo potrebbe far riferimento al fatto che il 20 giugno, 3 giorni prima del giorno del voto, sarà notte di luna piena. E/o che il risultato si conoscerà a notte fonda. Ma non è certo soddisfacente.

Concludendo per ora, vista così la Quartina non predice espressamente l'esito del referendum (al contrario che se si fosse riferita a quello del 2014) ma predice una grave conseguenza per gli inglesi da questa scelta. Cosa che fa propendere l'interprete per un esito favorevole alla Brexit.

L'ipotesi è suggestiva, ma gli elementi trovati non sono sufficienti da soli a dare una ragionevole certezza di aver individuato l'evento.

giovedì 19 maggio 2016

Profezia degli attentati di Parigi-VERSIONE COMPLETA

Dopo più di due mesi dalla pubblicazione dell'articolo "Nostradamus ha predetto gli attentati di Parigi" sul numero 89 di Fenix (rivista a cura di Adriano Forgione), ho il permesso di pubblicare l'intero articolo su questo blog, cosa che mi accingo a fare.

E' un lavoro che va letto con attenzione per cogliere tutte le sfumature, le connessioni e il filo logico, fino ad arrivare alla "prova regina", che conducono a ritenere la quartina in questione quella in cui il veggente ha voluto lasciare la predizione dei tremendi attentati terroristici del 13/11/2015 nella capitale francese.

Incoraggio i lettori a commentare, criticare, ragionare e viaggiare con la mente.


Quando sono accaduti i terribili attentati del 13 novembre 2015 a Parigi, di matrice islamista e rivendicati dallo Stato Islamico (IS), è stato chiaro sin da subito che si trattava di un evento drammatico paragonabile alla distruzione delle Torri Gemelle di New York dell'11 settembre 2001.
Ciò in quanto colpiva al cuore una città dell'Occidente e colpiva i simboli della vita occidentale: una qualsiasi serata vissuta dalla gente comune in una grande città europea o americana ricca di ristoranti, locali, eventi culturali, concerti, partite di calcio...
Inoltre l'evento ha colpito direttamente la Francia, anche se di riflesso l'intera Europa.
Inutile oggi ricordare i fatti, perché a noi vicini nella mente e descritti da innumerevoli interventi dei media; ma torneremo, nel seguito, ad aspetti specifici degli attacchi di terrore che hanno sconvolto e paralizzato la capitale francese.

Naturale pensare, per chi studia Nostradamus, che il veggente non abbia mancato di individuare un evento così micidiale dedicandogli almeno una delle quartine delle Centurie.

Tuttavia, per molto tempo, non sono stati trovati riferimenti – per quanto a nostra conoscenza – che, nello specifico, potessero attagliarsi ai fatti di Parigi. In rete sono apparsi articoli generici circa la previsione di una terza guerra mondiale, non suffragate da alcuna reale citazione di Nostradamus.


Riteniamo adesso di aver buoni elementi per poter dire di avere individuato in quale quartina Nostradamus predice i fatti di Parigi.

Con lo scopo di prevenire una critica ricorrente, ricordo ai lettori che, nel leggere Nostradamus, sarebbe buona regola attenersi a quanto afferma il profeta stesso. Egli, nelle lettere a Enrico e al figlio Cesare, conferma la difficoltà di interpretazione della maggior parte delle quartine; afferma che si riconoscerà che una delle profezie si è verificata – esattamente come è scritta – solo dopo l'evento stesso, e che avrebbe potuto corredare ogni quartina con le date degli avvenimenti (e ciò è stato fatto per un numero limitatissimo di quartine, come si è visto nel documento che ha dato origine a questo blog:
Il profeta rifiuta però ogni ambiguità affermando che le profezie, per quanto enigmatiche, hanno sempre un solo senso e un'unica comprensione. Ciò nonostante, riteniamo, alcune espressioni possono ben avere più letture, ma tali da rafforzarsi tra loro mantenendo ciascuna un senso compiuto e sufficiente.
Dunque possiamo affermare che sarebbe stato difficilissimo ipotizzare il significato di questa quartina prima che l'evento si verificasse; ma anche decrittarne a posteriori una in più, e non una qualsiasi, aggiunge comunque elementi di conoscenza che possono servire per approfondire e sviluppare le ricerche sulla parte restante dell'opera.

Ci riferiamo alla seguente Quartina:

VI, 100
Fille de l'Aure, asyle du mal sain,
Ou jusqu'au ciel se void l'amphitheatre
Prodige veu, ton mal est fort prochain
Seras captive, & deux fois plus de quatre.1

L'analisi della Quartina
L'analisi parte dal secondo verso. La parola “amphiteatre” ci ha fatto pensare al degno successore dell'anfiteatro antico: lo stadio, che ne conserva la caratteristica forma ovale. Il riferimento alla visione dall'alto può riferirsi alle riprese televisive - cosa comune ai nostri tempi, (ma non all'epoca di Nostradamus!) a molti stadi presenti in molti luoghi.
Se passiamo al quarto verso, ci ha colpito pensare che a Parigi, quella drammatica sera, sono avvenuti attentati esattamente in sei posti diversi: i primi, alle 21.20 e alle 21.30 allo Stade de France; il secondo alle 21.25 al ristorante Petit Cambodge e vicino bar Le Carillon; il terzo alle 21.32 in Rue Fontaine au Roi; il quarto alle 21.36 al bar Belle Equipe; il quinto a partire dalle 21.40 al Bataclan, dove si è avuto il maggior numero di vittime; il sesto e ultimo sempre alle 21.40 in boulevard Voltaire.2


Prendeva corpo l'ipotesi che il quarto verso, e l'intera quartina, si riferissero a Parigi.
L'aggettivo “prigioniera” descrive efficacemente il sentimento che ha preso la città in quelle ore drammatiche: in effetti, la città e i suoi abitanti sono stati prigionieri degli attentati simultanei e della paura per l'intera notte e per i giorni successivi. Anche chi, come noi, era collegato solo mediante la televisione, da immagini e notizie percepiva bene quanto la città fosse “prigioniera” del terrore (effetto calcolato e voluto dai mandanti della strage).

Con quest'ipotesi, il secondo verso si riferirebbe allo Stade de France, che si trova a Saint Denis, un piccolo comune appena fuori Parigi. Ma perché Nostradamus sottolinea la visione dall'alto di tale stadio?
A nostro parere si può ipotizzare che si riferisca alla ripresa televisiva nella quale, mentre le squadre di Inghilterra e Francia giocano la partita di calcio, si ode chiaramente una delle esplosioni seguita da un boato di pubblico, filmato che è stato riproposto ossessivamente nelle ore seguenti i fatti del 13 novembre.
Il terzo verso è piuttosto generico e non crea particolari problemi interpretativi.
Ricostruendo quindi una possibile lettura degli ultimi tre versi avremmo:
Parigi [...] dove dal cielo si vedrà l'immagine del tuo stadio; dopo che si sarà visto l'evento eclatante (l'esplosione, che si ode, certo, ma anche “si vede” proprio in virtù della ripresa TV), il tuo male sarà assai vicino: sarai prigioniera, per sei volte.”

Ma vi è un altro elemento che corrobora l'ipotesi descritta.
Il termineamphiteatre” è interessante in quanto il prefisso amphi [dal greco ἀμφί] ha in generale questi significati: a) quello di “attorno, intorno”, come appunto in anfiteatro; b) quello di “da due parti, doppio”, come in anfibio; c) quello di “in due sensi o direzioni”, come in anfidromo.
Allora, è vero che l'anfiteatro si riferisce allo stadio, ma, con un artificio che segnala un secondo significato pur senza introdurre ambiguità, il veggente potrebbe volerci avvertire che è presente un doppio teatro, un teatro in due sensi: e infatti, dopo lo Stadio viene subito a mente il teatro Bataclan, dove si consuma l'uccisione di 89 spettatori del concerto degli Eagles of Death Metal.
Entrambi si vedono dall'alto tramite le riprese televisive, ma è sufficiente lo sia il primo (l'anfiteatro) in quanto il verso, nel suo primo significato, a questo si riferisce.

Anche il termine “asilo del malsano”, riferito a Parigi, fotografa bene il clima di odio – il “brodo di coltura” del terrorismo - che le banlieue parigine hanno covato e si interpreta bene, altresì, col fatto che i passaporti di alcuni degli attentatori erano francesi. Insomma, la follia terroristica viene anche da dentro l'Europa, e dall'interno di Parigi in particolare.

Gli incastri vanno al loro posto, pur trattandosi ancora di ipotesi che prende corpo...
Figlia della Luce...
Rimaneva però un ostacolo importante: perché mai Parigi si potrebbe definire “Fille de l'Aure”?

Aure” è un termine che nel francese moderno non si trova in tutti i dizionari, in altri è assimilato all'italiano “Aura”, più o meno con lo stesso significato; in francese antico o moyen significa invece "brezza, soffio di vento".
La radice è quella del latino “Aura”, che ha i seguenti significati:
1. vento, brezza, movimento d'aria
2. aria, atmosfera, cielo
3. soffio, esalazione, effluvio
4. fragranza, odore, profumo
5. (poetico) splendore, luce, scintillio
6. (poetico) eco
7. favore, fortuna3

Oltre all'idea di vento lieve (concetto legato al senso del tatto), per mezzo di una sinestesia il significato poetico può quindi diventare quello della luce, dello scintillio (visivo) o dell'eco (uditivo).
Del resto, anche la radice “Aurum” (oro)4 -che è stretta parente della precedente come si vede dalla parola “aureola”, quella che si rappresenta attorno alla testa di Gesù, Maria e dei Santi, che è un'aura dorata – ha in sé l'idea di “luce” in quanto l'oro è il metallo splendente per eccellenza.5
Diviene allora naturale pensare che N. potesse alludere al più importante soprannome di Parigi, oggi universalmente affermatosi (ma inesistente all'epoca del veggente!!): La Ville Lumiere.6
In questo senso la definizione di “figlia della luce” convince di più di quella di “figlia del vento”, ma la spiegazione ancora non si presenta, per così dire, inattaccabile.

Ci viene allora in aiuto una nostra idea, accennata nel documento principale da cui nasce questo blog, e cerchiamo in quali altre parti delle Centurie sia usata la parola “aure”.
Il risultato è il seguente: “Aure si trova solo nella Quartina IX, 24:

IX, 24
Sur le palais au rochier de fenestres
Seront ravis les deux petits royaux,
Passer aurelle Luthece, Denis cloistres,
Nonnain, mallods avaller verts noyaux.


E' una quartina che l'interprete Fontbrune inserisce nel quadro di eventi della rivoluzione francese, ma qui non discutiamo tale interpretazione. Ci interessa invece il sorprendente terzo verso.
Passer aurelle Luthece, Denis cloistres...”

Dove: “aurelle” è il diminutivo di aure (tradotto infatti con brezza dallo stesso Fontbrune7)
Luthece (Lutezia) è l'antico nome di...Parigi! E' il nome che aveva in epoca romana, e fino al IV secolo d.C.

Nostradamus ci dà la “prova regina” che la VI,100, ove si rivolge in vocativo alla “fille de l'aure”, si riferisce a Parigi accostando, in un'altra quartina – ad essa correlata – il nome antico di Parigi, di facile decifrazione, con il diminutivo di aure, “aurelle8. Ci avverte cioè, accostando “aurelle” a “Luthece” che tale accostamento si ripropone altrove, ma meno esplicitamente, nell'opera.

Ma non basta: vi è un ulteriore accostamento che rende davvero straordinario questo terzo verso in rapporto alla Quartina VI, 100.
E' accostato, infatti, ad “aurelle” e “Luthece” anche il nome: “Denis”. Saint Denis è, come detto, il luogo dove si trova lo Stade de France e dove, cinque giorni dopo gli attacchi, un'imponente operazione di polizia durata sette ore ha permesso di arrestare alcuni dei fiancheggiatori della strage.
Vi si trova, anche, l'omonima basilica che fu necropoli dei re di Francia.

Vi è ancora un elemento del puzzle a ricomporre in toto questa quartina-gioiello9.
Nel quarto verso, infatti, il profeta non si limita a dire “sei volte”, ma dice “due volte più di quattro”. Ora, in un primo e maggiore senso, due più quattro fa sei, ma in un secondo senso, la locuzione indica che dei sei attentati, due saranno quelli di maggiore impatto. Infatti, le esplosioni allo Stade de France, che hanno costretto a evacuare il Presidente della Repubblica Francois Hollande, e la strage al teatro Bataclan, che è stata la più efferata per numero di vittime, crudeltà di esecuzione e durata dell'evento, sono i due eventi principali cui gli altri fanno da orrendo corollario. E, non a caso, son proprio quelli cui allude il veggente nel secondo verso.

giovedì 17 marzo 2016

Attentati di Parigi: La predizione di Nostradamus!

Questo aggiornamento è decisamente fuori dell'ordinario.

Con un lavoro di alcune settimane siamo infatti riusciti a decifrare e discutere nei dettagli la Quartina che ha previsto i tremendi attentati terroristici del 13 novembre 2015 a Parigi.

Si tratta di una quartina-gioiello dal punto di vista stilistico e profetico (in quanto i fatti descritti sono invece terrificanti).

HO AVUTO L'ONORE DI PUBBLICARE L'ARTICOLO IN QUESTIONE SULLA RIVISTA "FENIX" di marzo, e con l'occasione ringrazio il direttore Adriano Forgione.

Quando sono accaduti i terribili attentati del 13 novembre 2015 a Parigi, di matrice islamista e rivendicati dallo Stato Islamico (IS), è stato chiaro sin da subito che si trattava di un evento drammatico paragonabile alla distruzione delle Torri Gemelle di New York dell'11 settembre 2001.
Ciò in quanto colpiva al cuore una città dell'Occidente e colpiva i simboli della vita occidentale: una qualsiasi serata vissuta dalla gente comune in una grande città europea o americana ricca di ristoranti, locali, eventi culturali, concerti*, partite di calcio**...
Inoltre l'evento ha colpito direttamente la Francia, anche se di riflesso l'intera Europa.
Inutile oggi ricordare i fatti, perché a noi vicini nella mente e descritti da innumerevoli interventi dei media; ma torneremo, nel seguito, ad aspetti specifici degli attacchi di terrore che hanno sconvolto e paralizzato la capitale francese.

Naturale pensare, per chi studia Nostradamus, che il veggente non abbia mancato di individuare un evento così micidiale dedicandogli almeno una delle quartine delle Centurie.

Tuttavia, per molto tempo, non sono stati trovati riferimenti – per quanto a nostra conoscenza – che, nello specifico, potessero attagliarsi ai fatti di Parigi. In rete sono apparsi articoli generici circa la previsione di una terza guerra mondiale, non suffragate da alcuna reale citazione di Nostradamus.
* come quello al teatro Bataclan
** come la partita allo Stade de France

Riteniamo adesso di aver buoni elementi per poter dire di avere individuato in quale quartina Nostradamus predice i fatti di Parigi.

Con lo scopo di prevenire una critica ricorrente, ricordiamo ai lettori che, nel leggere Nostradamus, sarebbe buona regola attenersi a quanto afferma il profeta stesso. Egli, nelle lettere a Enrico e al figlio Cesare, conferma la difficoltà di interpretazione della maggior parte delle quartine; afferma che si riconoscerà che una delle profezie si è verificata – esattamente come è scritta – solo dopo l'evento stesso, e che avrebbe potuto corredare ogni quartina con le date degli avvenimenti (e ciò è stato fatto per un numero limitatissimo di quartine.
Il profeta rifiuta però ogni ambiguità affermando che le profezie, per quanto enigmatiche, hanno sempre un solo senso e un'unica comprensione. Ciò nonostante, riteniamo, alcune espressioni possono ben avere più letture, ma tali da rafforzarsi tra loro mantenendo ciascuna un senso compiuto e sufficiente.
Dunque possiamo affermare che sarebbe stato difficilissimo ipotizzare il significato di questa quartina prima che l'evento si verificasse; ma anche decrittarne a posteriori una in più, e non una qualsiasi, aggiunge comunque elementi di conoscenza che possono servire per approfondire e sviluppare le ricerche sulla parte restante dell'opera.

L'articolo continua su "Fenix" di marzo, n.89, che trovate:
- in edicola, in versione cartacea
- in versione digitale, ad esempio su http://www.ezpress.it/index.php?category_id=&page=shop.browse&option=com_virtuemart&Itemid=67&keyword1=enigmi&search_op=and&keyword2=&search_category=0&search_limiter=anywhere&search=Cerca

  Leggete l'articolo: pensiamo ne valga la pena.
Per commenti privati all'autore: nostradamus1609@gmail.com

giovedì 3 marzo 2016

L'ultimo nome dell'elenco di Malachia

Oggi aggiorniamo il blog su un tema trattato solo in modo collaterale nel documento originale e successivi aggiornamenti.
Si tratta di un significativo approfondimento su uno dei motti della profezia di Malachia sui papi.
Ho avuto l'onore di veder pubblicato l'articolo in questione sul periodico "Enigmi" diretto da Dario Gulli, che qui pubblicamente ringrazio.

Gloria olivae
Per chi non la conoscesse, la cosiddetta profezia di Malachia è un testo attribuito al monaco irlandese medievale San Malachia, ma pubblicato solo nel 1595 ad opera di Arnoldo Wion1, che riporta un elenco di 112 papi, identificati mediante un breve motto latino, a partire da Celestino II (1143-1144) e fino al papa identificato dal motto “Gloria olivae”, cui segue una proposizione latina che sembra annunciare la fine della Chiesa:
In persecutione extrema sacrae romanae ecclesiae sedebit Petrus romanus, qui pasces oves in multis tribolationibus; quibi transactis, civitas septis collis diruetur, et Judex tremendus judicabit populum suum.2

Nell'ipotesi che l'elenco costituisse una profezia, lo sforzo compiuto da molti è stato quello di attribuire ogni motto latino ad un particolare papa, seguendo l'ordine dell'elenco, in base a caratteristiche del papa stesso che il motto poteva ricordare (il nome di famiglia, quello scelto, lo stemma, la città natale o quella dove esercitò importanti ministeri, il carattere, le azioni,...). Così, l'identificazione dei Papi collegati ai motti non è sempre certa, e talvolta compaiono pure gli antipapi dei periodi scismatici; tuttavia, va osservato che i motti del periodo recente, quello post-bellico, presentano una sufficiente aderenza con i Papi che hanno incarnato il motto stesso.
Questi i motti associati a ciascun papa a partire dal Novecento.

Lumen de coelo ..........................................................................Leone XIII
Ignis ardens ................................................................................Pio X
Religio depopulata.......................................................................Benedetto XV
Fides intrepida.............................................................................Pio XI
Pastor angelicus...........................................................................Pio XII
Pastor et nauta ..........................................................................Giovanni XXIII
Flos florum ..................................................................................Paolo VI
De medietate lunae...................................................................Giovanni Paolo I
De labore solis3.......................................................................Giovanni Paolo II
Gloria olivae.............................................................................Benedetto XVI

Così si va dal Pastor angelicus del mite Eugenio Pacelli, Pio XII, al “Pastor et nauta” di papa Roncalli, Giovanni XXIII, che fu patriarca di Venezia (città marinara per eccellenza), a “Flos florum” che descrive perfettamente la caratteristica dello stemma di Paolo VI, che contiene tre gigli4. Si arriva poi a De medietate lunae di Albino Luciani che fu un papa di transito, perché durò poco più di un ciclo lunare (appena 33 giorni) a causa della sua morte prematura e mai chiarita, e a De labore solis attribuito a Giovanni Paolo II, papa Wojtyla, motto spiegabile sia con la sua provenienza da un paese dell'Est, sia con la sua attitudine ai viaggi intorno al globo.

Col presente scritto si intende approfondire il significato del motto “Gloria olivae5 attribuito a Benedetto XVI.
L'articolo continua su "Enigmi" di marzo, n.9, che trovate:
- in edicola, in versione cartacea
- in versione digitale, ad esempio su http://www.ezpress.it/riviste.html?page=shop.product_details&flypage=flypage.tpl&product_id=3956&category_id=110

1E per tale motivo, nonché per altre considerazioni, il testo è considerato, dalla maggior parte degli storici, un'opera scritta, appunto, alla fine del Cinquecento.

2Durante l'estrema persecuzione della santa romana chiesa, siederà [sul seggio] “Petrus romanus”, che pascerà le sue pecore durante molte tribolazioni; passate queste, la città dei sette colli sarà distrutta, e il Giudice tremendo giudicherà il suo popolo.

3In sintesi i motti possono così tradursi: “Lumen de coelo” con “Luce dal cielo”; “Ignis ardens” con “Fuoco ardente”; “Religio depopulata” con “Religione spopolata”; “Fides intrepida” con “Fede intrepida”; “Pastor angelicus” con “Pastore angelico”; “Pastor et nauta” con “Pastore e marinaio”; “Flos florum” con “Fiore dei fiori”; “De medietate lunae” con “Dell'intermezzo della luna”; infine, “De labore solis” con “Della fatica del sole”.

4Il giglio, fiore della monarchia di Francia, può già da solo essere considerato “il fiore dei fiori”.

5(in) gloria dell'oliva o (in) gloria all'oliva