Continuiamo l'esame delle quartine e dei passi aventi una datazione.
Vi è ancora la
VIII, 71:
Croistra
le nombre si grande des astronomes,
Chassez,
bannis & livres censurez,
L'an mil
six cens & sept par sacre glomes
Que
nul aux sacres ne seront asseurez.
Il contenuto, in
particolare dei primi due versi, è calzante per la prima metà
del Seicento, quando, con il crescere delle osservazioni astronomiche
di Keplero, Copernico, Galileo ed altri, vengono formulate nuove
spiegazioni per il funzionamento di quello che oggi chiamiamo
“sistema solare”, mettendo in dubbio prima e superando poi il
dogma tolemaico–aristotelico che aveva dominato, intrecciandosi con
la Sacra Scrittura, nella concezione precedente. In seguito a ciò,
la Chiesa reagì cercando di preservare il vecchio ordine e di
soffocare le nuove scoperte scientifiche: i libri di Copernico furono
messi all'indice (1616),
Galileo fu costretto ad abiurare (1633) e così via.
L'ultimo verso potrebbe tradursi in due modi: il primo “non saranno
ammessi alle cose sacre, ai Sacramenti”, il secondo “nessuno di
loro (doppia negazione) sfuggirà alla persecuzione degli
Ecclesiastici”. Glomes,
“gomitolo”, è stato tradotto da alcuni interpreti con
“assemblea”.
Tuttavia, nel 1607 non
abbiamo trovato un fatto rilevante che giustifichi la scelta di
quell'anno (salvo le osservazioni del XXV passaggio della Cometa di
Halley, fatte da molti
astronomi, tra cui Keplero).
Complessivamente,
comunque, propendiamo per ritenere la data indicata come “in
chiaro”.
Infine si registra la
famosa quartina X, 72:
L'an mil
neuf cens nonante neuf sept mois,
Du ciel
viendra un grand Roy d'effrayeur:
Resusciter
le grand Roy d'Angolmois,
Avant
apres Mars regner par bon heur.
Non ci addentriamo nelle
ipotesi formulate per individuare in qualcuno il gran Re del terrore
che sarebbe venuto nel luglio-agosto del 1999. La data indicata non
ha, al momento, una spiegazione semplice.
Vi sono poi le date
indicate nella lettera a Enrico.
Nella prima parte della
lettera Nostradamus sembra voler indicare, misteriosamente, una
chiave interpretativa degli eventi profetici narrati mentre al passo
X e XI afferma:
“[...]Toutefois
esperant de laisser par écrit les ans, villes, citez, regions,
ou' la pluspart adviendra, meme de l'année 1585, et de l'année
1606, accommencant depuis le temps present, qui est le 14 de Mars
1557, et passant outre bien loing iusques à l'advenement, qui
sera apres au commencement du 7 millenaire profondement
supputé[...]”
A parte il fatto che la
lettera è datata 27 giugno 1558 (e non 14 marzo 1557), si deve
rilevare che indicare gli anni 1585 e 1606 come anni rilevanti, tali
da doverli sottolineare in questo passo apparentemente generico,
sembra privo di senso: non sono certo anni nei quali siano accaduti
fatti di particolare importanza storica. Diversa conclusione potrebbe
forse trarsi se si pensasse che tali anni appartengano alla
cronologia celata, secondo lo stesso schema presente anche nelle
Quartine.
Da queste note sono
emerse quindi le date 1585 e 1606 (Lettera a Enrico), 1607 (Quartina
VI, 54) e 1609 (Quartina X, 91), oltre a qualcun altra dubbia, da
poter considerare come appartenenti a una datazione celata.
Sampietro ha fatto
determinati calcoli per individuare le date reali, soprattutto a
partire dalla complessa cronologia biblica riportata nella lettera a
Enrico, ma non sono privi di forzature e arbitrarietà e
conducono, comunque, a risultati numerici già smentiti dalla
storia.
Già nel 2005
avevamo fatto un'ipotesi diversa. La esporremo per sommi capi,
indicando poi quali eventi confortano e rafforzano tale conclusione.
Conclusione che lascia aperti, è bene dirlo in anticipo,
innumerevoli sviluppi delle profezie e non pretende di portare
nessuna “vera” traduzione del codice o soluzione definitiva, come
hanno fatto molti interpreti un po' presuntuosi che si autonominano
esperti di Nostradamus. Cercheremo solo di aggiungere un tassello ai
molti studi già condotti e di stimolare ulteriori progressi
nella comprensione delle opere del veggente.
Per procedere, occorre
fare riferimento anche alle Sestine, che tuttavia, come già
precisato, danno degli indizi importanti ma non risultano
determinanti per l'individuazione della corrispondenza tra la
datazione celata e quella reale. Le Sestine sono 58 e in molte di
esse vi sono riferimenti ad anni che iniziano con il “six cens”
(particolare che permette di ipotizzare un diverso autore, che forse
si collegava alle profezie di Nostradamus avendone compreso la
chiave).
CONTINUA...
Prima di concludere, faccio un'altra incursione nell'attualità per segnalare altre due frasi del nuovo sommo pontefice che mi hanno colpito.
Ricorderete che la sera dell'elezione avevo commentato la (ormai famosa) frase in cui papa Bergoglio disse: "il dovere del Conclave era di dare un vescovo a Roma, sembra che i miei fratelli cardinali sono andati a prenderlo quasi alla fine del mondo". Una battuta di spirito, di cui avevo commentato la possibile ambivalenza di significato.
Il giorno dopo, a papa Francesco, che sta dimostrando molta spontaneità, è venuta una nuova battuta. Rivolgendosi ai Cardinali, il papa ha scherzato: "Che Dio vi perdoni per quello che avete fatto!" Un modo per schermirsi dalla difficile responsabilità che gli tocca e un rimprovero bonario e ironico a coloro che lo hanno messo in questa situazione...Ma la frase può significare almeno altre due cose. Potrebbe aver voluto riferire ai cardinali quest'esortazione per qualcos'altro che essi hanno fatto, qualcosa di meno ovvio del significato apparente della frase.
Oppure potrebbe aver voluto dire semplicemente quello che ha detto.
Altri hanno già notato l'insistenza in questi primi giorni sul concetto del diavolo, che non è certo di moda nella Chiesa moderna. Come se avvertisse il male molto vicino a sé. Nell'omelia del secondo giorno, di fronte ai cardinali, ha detto, riferendosi a chi confessa senza la croce, facendo una citazione: "Chi non prega il Signore prega il diavolo; quando non si confessa Gesù Cristo si confessa la mondanità del diavolo, la mondanità del demonio". Quindi il papa propone, netta, una scelta di campo: chiunque di noi sta da una parte o dall'altra. Parla in generale o ha in mente qualcuno?
AL prossimo post.